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La bellezza attraverso l’architettura palermitana

Per centinaia di anni le città hanno subito cambiamenti urbanistici, che, per necessità o semplice bisogno di dover esprimere lo stile del proprio periodo, hanno messo alla prova gli architetti di ogni città. A questa storia non è di certo sfuggita Palermo, che le bellezze del Barocco, del Neoclassicismo, passando per l’Art Nouveau e successivamente al razionalismo, hanno reso un emblema dell’architettura, riuscendo ad impressionare artisti e personaggi illustri, sia stranieri che nostrani. Con ‘’Palermo’’ possiamo quindi intendere un insieme di architetture, (tutte diverse tra loro) che hanno in comune la capacità di stupire nelle diverse forme e colori turisti provenienti da tutto il mondo. Partendo dal barocco è impossibile non citare la celeberrima Casa Professa (Chiesa del Gesù), che con le sue tre navate interamente ricoperte di marmi policromatici, stucchi, da statue e da arabeschi, è espressione del barocco siciliano in tutta la sua bellezza. E’ inoltre da non dimenticare la semisconosciuta Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, situata a ridosso della strada del Cassaro, anch’essa esempio del tardo Barocco siciliano. Spostandosi sul neoclassicismo palermitano, gli esempi che abbiamo a disposizione sono molti, anche se lo stile del neoclassicismo viene perfettamente interpretato nella magnificenza dal teatro Massimo, il più grande teatro lirico d’Italia, e terzo in Europa. La sua perfetta simmetria, le colonne in stile corinzio, la cupola e la famosa scalinata (tanto da fare da sfondo in una delle scene finali de Il Padrino III, di F. F. Coppola), ne fanno un monumento immortale. Inoltre il Teatro Politeama riprende alcuni elementi tipici dello stile neoclassico, l’opera, infatti, oltre ad essere perfettamente simmetrica, espone un caratteristico arco di trionfo con gruppi di cavalli bronzei come entrata. Successivamente, con l’arrivo dei giovani studenti che intraprendevano il Grand Tour, arrivò a Palermo l’Art Nouveau, anche chiamata Liberty. Ne sono esempio i famosi chioschetti situati nel centro storico di Palermo, davanti al Teatro Massimo e al Politeama, e la famosissima Villa Igiea, progettata dall’architetto Ernesto Basile, ancora oggi attiva come hotel. Passando infine all’architettura razionalista, semisconosciuta a Palermo, è impossibile non citare il Palazzo delle Poste in via Roma, con le sue impressionanti colonne in marmo e la sua perfetta simmetria, che sono un esempio del tipico stile del periodo fascista. E’ inoltre da menzionare il Tempio Munito Fortezza Mistica, quasi sconosciuto ma che è incredibile segno della presenza del regime anche in Sicilia. E’ inoltre museo di quadri dipinti in pieno futurismo, di mosaici e di sculture marmoree richiamanti il periodo classico. Riassumendo, è quindi incredibile come la nostra città nasconda o meno dei gioielli di architettura che sono figli di diverse epoche. E’ innegabile la grandezza dell’eredità lasciata dagli architetti siciliani, in tutti i periodi o in tutte le correnti artistiche che si sono susseguiti nella storia della nostra città.


Vito Meccia, 3F


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