Questa la domanda di un mio studente del quinto anno. Una domanda tanto apparentemente ingenua quanto devastante, una di quelle domande che non ti aspetti, ma alla quale devi rispondere prontamente perché mette in campo temi importanti e che vanno chiariti. Probabilmente c’è dentro tutto quello in cui credi e, se non sei riuscito a trasmetterlo fino ad oggi, forse non hai fatto bene il tuo lavoro. Questi pensieri si affollano nella mia mente in quegli istanti che passano fra la conclusione della domanda e la risposta attesa. Si tratta in altri termini di spiegare cosa ci stai a fare li. Se non avesse senso studiare la Storia dell’Arte in un liceo scientifico anche la mia presenza sarebbe ingiustificata. Cosa insegno a fare una materia che non serve a nulla? Prima ancora che possa dire qualcosa il ragazzo continua: “Io mi sono iscritto al liceo scientifico perché voglio fare il medico. Conoscere la storia dell’arte a cosa dovrebbe servirmi?” Adesso la sua domanda è estremamente chiara. C’è dietro l’idea che debba esserci un filo diretto fra ciò che imparo a scuola ed il mestiere che intendo fare nella vita. Sono assolutamente convinto che non sia così, ma non trovo strano che il mio alunno lo pensi. Non è il solo, forse ha solo avuto il coraggio di dirlo apertamente e, dico la verità, la sua impertinenza non mi irrita affatto. Dovrei ringraziarlo, invece, perché mi mette nelle condizioni di chiarire a lui ed agli altri qualcosa che forse ho dato per scontato ma che, dalla sua domanda, mi accorgo che così scontato non era. Del resto anch’io sono stato uno studente del liceo scientifico e ricordo bene quanto spesso ho avuto a suo tempo un atteggiamento simile. Scherzavamo sulla Filosofia dicendo che era quella materia “con la quale o senza la quale tutto rimane tale e quale”. Solo il tempo e l’esperienza mi hanno fatto capire che non era affatto così.
Ma ritornando alla domanda: perché una materia dovrebbe “servire” e che vuol dire “servire”? Intendiamo che lo scopo della scuola è preparare al lavoro e, quindi, se voglio fare il pasticcere tutto ciò che mi serve imparare è come si preparano i dolci? E per fare il medico devo sapere tutto sulle malattie. Anzi no, … perché tutto? Se voglio fare il dermatologo mi basta sapere tutto sulle malattie della pelle. Perché dovrei perdere tempo a sapere come funziona il cuore? Mica voglio fare il cardiologo, io! O no?
Ora forse sto esagerando. Che c’entra, non era questo il problema. La domanda iniziale era? Ah, si! A cosa serve la Storia dell’Arte? Serve, come tutto ciò che si studia a scuola, a farsi un bagaglio culturale, per potere diventare gli uomini e le donne che costruiranno la società di domani. Serve a sapere ragionare con la propria testa, a sapere esprimere un’opinione personale. A sapere distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è, a fare scelte consapevoli. A sapere considerare punti di vista diversi, ad avere rispetto per gli altri anche quando non la pensano come noi ed a sapere comunque difendere le proprie idee. O forse anche a cambiare idea quando si riescono a vedere punti di vista diversi e che non si erano considerati prima. A non lasciarsi condizionare dai cattivi maestri, a non sentirsi mai inferiori a nessuno senza per questo essere superbi. A capire che se un professore rimprovera tuo figlio forse dovresti ringraziarlo piuttosto che schiaffeggiarlo. Serve perché conoscere è meglio che non conoscere. Perché la curiosità e la sete di conoscenza hanno prodotto geni come Leonardo da Vinci, che con l’arte qualcosina c’entra o anche un certo Albert Einstein che, pur essendo stato soprattutto un genio della Fisica, probabilmente non era solo quello, mentre l’ignoranza ha prodotto imbecilli come …. Beh, lasciamo perdere! Ognuno ci metta il nome che preferisce.
La Storia dell’Arte in particolare, secondo me, ha il pregio di essere per sua natura una materia trasversale. Ci insegna a mettere in campo saperi pluridisciplinari ed a sviluppare il cosiddetto “pensiero divergente”, quello senza il quale Albert Einstein probabilmente non avrebbe mai elaborato la teoria della relatività.
E poi un medico nella sua vita non farà soltanto il medico. Probabilmente sarà anche un padre, un marito, un cittadino, un elettore, un automobilista, uno che porta il cane a passeggio sui marciapiedi della città. E magari si ritroverà a fare una vacanza a Firenze o a partecipare ad un convegno di medicina a Roma. O andrà a vedere una mostra di pittura e davanti ad un quadro di Kandinsky o di Mirò eviterà, mi auguro, di dire “Ma questa non è arte! Questo lo so fare pure io!”. Perché magari ricorderà che qualcuno gli ha spiegato che non è quello il punto. Penserà a quando questo qualcuno gli ha detto che sarebbe come se di fronte ad una poesia di Matsuo Bashō ,dicessi che quella poesia non significa nulla solo perché è scritta in giapponese ed io non conosco il giapponese, e magari si sforzerà di andare oltre e scoprirà che se quello è considerato, da chi ne capisce, uno dei mostri sacri della poesia o della pittura, un motivo ci sarà e che prima di dare un giudizio di valore bisogna essere certi di sapere di cosa si sta parlando.
Ecco cosa ci sto a fare ed è a questo che secondo me serve la scuola, … compresa la Storia dell’Arte ed anche la Filosofia.
Attilio Grilletto, docente di Storia dell'Arte.
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