Lunghi sono i giorni
del lugubre silenzio,
aspro è il tormento
della morte e della pena.
Come un satiro danzante
nel suo rivolo di morte,
scorre la vita obliqua
su questa cetra a corde rotte.
Tira un vento maledetto
lungo gli argini del tempo,
tira un vento maledetto
di sirene e ciclopi inferociti.
Donna, che ancora maledici
il ritorno che non ti diedi,
il mio cuore non trova pace
in questo mare ormai impazzito.
Di dolore immenso
il mio viaggio s'è sdrucito,
greve, come il filo della trama
che accarezza il tuo ordito.
Cera al sole, di Tiresia
è il saggio consiglio,
spine al cuore, degli Dèi
l'umano orgoglio.
E' inutile che i rivali
tornino a bussare,
spenti sono i fuochi
e le porte,
a colpi di martello
dormono per sempre.
Vicino è il mio ritorno
sospinto giù dal cielo,
di Itaca le arterie
del mio sangue sono piene.
Tornate a ballare
che l'inferno è ormai finito,
teso è il duro arco
e la freccia ho già scoccato!
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