Quieta ti so oggi mia Sicilia
che all'ombra delle palme
pettini il dolore.
Mai calci così duri
ti sferzarono sui denti,
serrati alle bocche
dimenticate di supplizi.
In te scorre il fiume
di tredici domini,
il sangue dei bastardi
e degli antichi Sicelioti.
In te spira il vento
ininterrotto della storia,
lo Scirocco del deserto
e l’alterco degli Dei.
Dimmi quale acre spada
ti tenne sempre sveglia
e quale lesto Vespro
ti rese così ardita.
Quieta ti so oggi mia Sicilia,
che in un impeto d'affanno
ti colgo così mite.
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