La partecipazione all’iniziativa dell’Istituto Superiore per la Difesa delle Tradizioni “Roberto G. Trapani della Petina” al teatro Don Bosco è stata un'esperienza straordinaria per gli studenti della 1D e della 1H.
Non solo essi hanno avuto la possibilità di conoscere Nino Melito, pronipote di Joe Petrosino, ma hanno anche potuto approfondire la loro conoscenza di una figura importante della storia della polizia e della sicurezza pubblica. Nino Melito ha raccontato agli studenti molte storie che non si trovano facilmente sui libri o su internet, ma che sono state tramandate di generazione in generazione nella sua famiglia. Ha parlato della vita di Joe Petrosino, dalle sue origini umili alle sue grandi imprese come poliziotto. Gli studenti hanno ascoltato con grande attenzione i suoi racconti e sono stati coinvolti dalla sua passione per la storia del proprio zio.
Hanno potuto, così, accostarsi alla figura di Joe Petrosino, comprendere la sua importanza nella storia della polizia e della lotta alla criminalità organizzata e il suo impatto sulla società dell'epoca. Nino Melito ha risposto alle loro domande con grande competenza, dimostrando di essere un grande conoscitore della vita e delle imprese del detective. Egli, infatti, ha dedicato la propria vita alla memoria del suo illustre parente, e ha raccolto negli anni numerosi documenti e testimonianze sulla sua figura. Ha spiegato la sua dedizione alla memoria di Joe Petrosino, che è stata per lui un esempio di coraggio e di impegno nell’assicurare alla giustizia vari esponenti della criminalità organizzata. Gli studenti sono tornati a scuola con una maggiore consapevolezza del valore da attribuire alla lotta per la legalità e la giustizia, e con un nuovo apprezzamento per la figura di Joe Petrosino.
Le domande poste al pronipote di Joe Petrosino
Con queste poche righe vorrei rendere partecipe chi le leggerà di alcuni dei temi trattati in occasione dell’incontro con il discendente di Joe Petrosino, avvenuto presso l’auditorium dell’istituto Don Bosco il giorno 13 marzo 2023 e delle impressioni suscitate in noi studenti. Il nostro interlocutore si è soffermato sulle gesta dello zio detective, che gli venivano raccontate da bambino, restituendocene un ricordo vivace e originale e, fra gli altri argomenti, si è discusso della responsabilità della stampa che aveva divulgato informazioni riguardanti il viaggio del poliziotto in Sicilia, rendendole note anche ai suoi assassini. Questo ci ha portato a riflettere su un argomento molto attuale, riguardante la necessità di bilanciare la libertà di stampa, il diritto di informare e di essere informati con altri interessi, pure rilevanti, come quello alla segretezza delle investigazioni, che rischiano di essere compromesse dalle fughe di notizie. Ci siamo chiesti anche se, nel caso in cui Petrosino fosse riuscito a concludere la sua indagine, la storia della Mafia sarebbe cambiata; abbiamo immaginato che una scorta e un adeguato sistema di protezione, magari attuato in segreto, avrebbero impedito l’omicidio. Si tratta di interrogativi destinati a restare senza risposta ma, senza dubbio, il detective è stato ucciso perché si era avvicinato troppo al cuore dei misteri della struttura criminale che voleva sradicare. Così come per Falcone e Borsellino, tocca a chi prosegue l’opera di questi eroi “normali” far progredire quello che loro hanno lasciato incompiuto. Infine, è stato posto in evidenza che Petrosino non proveniva da una famiglia altolocata e che era emigrato in America per costruirsi un futuro migliore. Queste circostanze ci portano a considerare con attenzione due aspetti: dobbiamo tener presente, da una parte, che una condizione di partenza svantaggiata non è di ostacolo al ricoprire un ruolo importante, da intendersi come servizio reso alla collettività e, dall’altra, che, anche se il lavoro o altre ragioni ci portano lontano dai luoghi di origine, è importante mantenere un legame con le nostre radici, nobilitandole con un comportamento retto. In conclusione, si è trattato di un incontro emozionante e ricco di importanti spunti di riflessione.
Chi era Joe Petrosino?
Joe Petrosino è stato un famoso detective italoamericano, noto soprattutto per il suo impegno nella lotta contro la mafia italiana all'inizio del XX secolo. Nato a Padula, in provincia di Salerno, nel 1860, Petrosino emigrò negli Stati Uniti con la sua famiglia all'età di dieci anni. Dopo aver lavorato come operaio in una fabbrica, si arruolò nella polizia di New York nel 1883 e divenne rapidamente uno dei detective più abili e rispettati della città. Petrosino si concentrò sulla lotta contro la mafia italiana, nota come la “Mano Nera”, che aveva preso piede a New York alla fine del XIX secolo. Petrosino fu inviato a Palermo nel 1909 per una missione top secret che avrebbe probabilmente inflitto un grosso danno alla Mano Nera. Doveva essere un’operazione segreta, ma le notizie trapelarono e, a causa di ciò, il 12 marzo 1909, il detective fu assassinato a Piazza Marina a Palermo. La morte di Petrosino suscitò una forte indignazione negli Stati Uniti e portò alla creazione di una task force speciale per la lotta contro la Mafia italiana. Il suo lavoro e il suo sacrificio sono stati riconosciuti come un importante contributo nella lotta contro la criminalità organizzata. Joe Petrosino è stato un esempio di coraggio e dedizione al servizio della giustizia. La sua vita e la sua morte sono state un monito contro la criminalità organizzata e un esempio per tutti coloro che lottano per un mondo più giusto e sicuro.
(A cura di Giovanni Cinà e Chiara Macaluso della 1D del Liceo scientifico A. Einstein)
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