La bellezza è soggettiva o oggettiva? Spesso di sente dire “non puoi negare che sia bello” oppure “non puoi pensare che sia bello”, ma come facciamo a decidere se qualcuno o qualcosa è veramente bello per noi e/o per gli altri? Come scrive il filosofo Gianni Vattimo (nel suo libro «Non c’è bellezza senza libertà»), “Sempre nella bellezza ci ritroviamo confrontati con la libertà”; l’esistenza della bellezza è, quindi, dovuta alla libertà. Senza quest’ultima non si potrebbe parlare di bellezza come causa di riflessioni interiori e stati d’animo e come effetto di un incontro o di un evento. Non si può considerare la bellezza “oggettiva”, nessun tipo può esserlo: bellezza è immergersi nella lettura di un libro e isolarsi dal mondo, guardarsi negli occhi e capirsi senza parlare, essere felici sapendo che qualcuno vicino a noi lo è, bellezza è non provare invidia. Scrive, infatti, Umberto Eco (in «Storia della bellezza») “Comprendiamo che noi parliamo di Bellezza quando godiamo qualcosa per quello che è, indipendentemente dal fatto che lo possediamo. […] È bello qualcosa che, se fosse nostro ci rallegrerebbe, ma che rimane tale anche se appartiene a qualcun altro”. Bellezza è immedesimarsi negli altri e mostrare compiacimento per qualcosa che non è nostro, ma soprattutto esserlo, come sostiene lo stesso Eco “Per questo, il senso della Bellezza è diverso da desiderio”. La bellezza ci colpevolizza, scoprirla, e conseguentemente ammirarla in una persona, ne rimuove dalla nostra vista i difetti, lasciando dentro di noi solo una leggera consapevolezza. Sostiene il poeta Rainer Maria Rilke “Perché il bello non è che il tremendo al suo inizio, noi lo possiamo reggere ancora, lo ammiriamo anche tanto perché esso, calmo, sdegna distruggerci”. Egli si sofferma sugli effetti negativi che la bellezza provoca nel nostro animo: la bellezza è definita tremenda, faticosamente sopportabile e potenzialmente distruttiva. C’è uno spiraglio di luce in “sdegna distruggerci”, che induce a pensare che il fine del bello non sia quello di annientarci. La bellezza più banale è quella che ci fa innamorare di una persona, portandoci ad ammirarla e guardarla stupiti come se fosse l’unica sulla Terra, e che ci inibisce. In proposito scrive il filosofo G. Vattimo, nel libro citato sopra, “Se anche ne subiamo il fascino, e restiamo davanti a essa a bocca a aperta in uno stato di stupore che, nello stesso etimo della parola, può rasentare la stupidità”. A questo punto non bisogna confondere la bellezza con il desiderio; quest’ultimo è il sentimento che si prova conoscendo una persona, che va oltre ogni tipo di difetto, sia estetico che caratteriale, e punta alla nascita di un legame forte, profondo e duraturo. Nel libro «Storia della bellezza», già citato, si legge “Per questo, il senso della Bellezza è diverso dal desiderio. Si possono giudicare degli esseri umani come bellissimi, anche se non si desiderano sessualmente, o se si sa che non potranno mai essere nostri. Se invece si desidera un essere umano (che oltretutto potrebbe essere anche brutto) e non si possono avere con esso i rapporti sperati, si soffre”. Nuovamente la bellezza, profondamente legata al desiderio, può avere conseguenze negative, come la sofferenza per la mancata realizzazione di un legame. Lo scrittore vuole sottolineare la preferenza del desiderio verso un essere umano, anche brutto, piuttosto che verso qualcuno che non potrà mai essere nostro, pur non essendo certi della creazione del rapporto sperato. Una parte del libro «Cinque meditazioni sulla bellezza», scritto da François Cheng, si avvicina alla visione di U. Eco. Si legge, in proposito, “La vera bellezza non risiede infatti in ciò che è già semplicemente dato come bello; essa risiede, per così dire, prima di ogni altra cosa nel desiderio e nello slancio”. Lo scrittore F. Cheng presuppone che il bello non sia solo ciò che pensiamo di una persona riguardo l’estetica, ma indica l’esistenza ovvia di bellezza in una persona “brutta”. Anche lui ricalca la differenza tra bellezza e differenza, che sono assolutamente collegati e dipendono l’una dall’altro, ma non coincidono. La bellezza è, quindi, una caratteristica fondamentale, da apprezzare e valorizzare, come diceva Fëdor Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo”.
Chiara Dottore, 3F
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