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"La pecora nera" di Italo Calvino, conclusione alternativa.

"La pecora nera" di Italo Calvino è un breve racconto in cui lo scrittore intende sottolineare la natura disonesta dell'uomo, portandola però ad un paradosso inaspettato.

Nel paese abitato da ladri del racconto, ogni notte ognuno svaligia la casa di qualcun altro, pertanto si mantiene uno strano equilibrio, per cui tutti sono derubati e tutti rubano.

La situazione non reca danno a nessuno fino a quando, in maniera inaspettata, giunge nel paesino un uomo onesto che la notte non ruba come tutti gli altri, bensì rimane in casa impedendo di essere derubato.

Egli causa, così, l'interruzione della "catena di montaggio" che si era formata ed, in modo indiretto, lascia qualcun altro con la casa vuota; preso dal senso di colpa, decide allora di uscire anche lui la notte per permettere di essere derubato.

Se nella storia originale l'uomo onesto finisce col morire di fame, ecco un finale alternativo che permette una risoluzione positiva degli eventi.


"...Aperta la porta Ernesto non era rimasto stupito da quello che aveva trovato: il nulla più totale. Aveva acconsentito alla richiesta dei suoi vicini per la sua enorme bontà d’animo, non certo per stoltezza, ma ora si ritrovava solo con il suo libro stretto tra le braccia. Era troppo stanco per pensare a una soluzione. Si accasciò a terra, aprì il suo libro e riprese a leggere la storia da dove l’aveva interrotta, per poi addormentarsi.

Il sole stava tramontando quando, intontito, riaprì gli occhi. Di lì a poche ore sarebbe calato quel velo di tenebre che la notte porta con sé, e insieme al buio, un ladruncolo, inconsapevole del fatto che quella casa era stata già spogliata di ogni cosa, sarebbe sicuramente entrato. Lo avrebbe aspettato a luci spente. Che altro poteva fare?

Come Ernesto aveva previsto, quella notte qualcuno arrivò, un ragazzo, giovane, non poteva avere più di quindici anni. Non riusciva a sopportare che la disonestà si fosse insediata, lentamente e inosservata, anche nei cuori dei più piccoli.

<< Ciao >> disse Ernesto, dando il benvenuto al nuovo arrivato e premendo l’interruttore per accendere la luce.

<< Come puoi ben vedere, la casa è completamente vuota. L’unica cosa di cui ti posso far dono è una vecchia, bella storia. >> proseguì, mostrando il piccolo libro che reggeva in mano.

<< No, grazie >> rispose inizialmente, con una certa fretta, il ragazzo, pensando già alla fuga.

Subito però fu colpito dall’intenso sguardo di quell’uomo, ed esitò. Aveva visto in quegli occhi una tale tristezza mista a disperato bisogno che lo portarono a cambiare idea, a sederglisi di fronte per ascoltare, ciò forse gli avrebbe dato un po’ di serenità. Era più un racconto nel racconto, scoprì poi. Un vecchio signore narrava di un ragazzo che avrebbe voluto cambiare il mondo, cambiando la vita di un singolo individuo.

Al termine della lettura si accorse di avere il viso rigato di lacrime.

Il giorno dopo tornò da Ernesto. Aveva deciso di portargli del cibo e del denaro e di ringraziarlo, perché prima di allora non si era accorto del male che stava facendo. Ernesto sorrise e gli regalò il libro, contento che avesse imparato quella importante lezione. Quella stessa notte il ragazzo uscì di casa. Questa volta però non rubò, anzi lasciò qualcosa. Una busta. Conteneva il libro donatogli da Ernesto e una lettera scritta da lui, da aprire esclusivamente una volta finito il racconto.

Il proprietario rimase stupito e decise di seguire quelle istruzioni, forse per curiosità, forse per la felicità di aver ritrovato tutto al proprio posto. Una volta arrivato alla fine, però, si sentì svuotato. Come aveva vissuto fino a quel momento? Si pentiva di tutto. Aprì subito la lettera. Vi era scritto un indirizzo e invitava a lasciare lì del denaro o un qualsiasi dono per l’uomo che vi abitava. Decise di non limitarsi a questo. Avrebbe seguito l’esempio del suo anonimo mittente. La busta girò di casa in casa, venne riaperta e sigillata innumerevoli volte e tutti, in quel paese, compresero l’insegnamento che vi era celato dietro.

Ernesto, piano piano, recuperò tutto ciò che gli era stato preso. In particolare, la sua fiducia nell’essere onesti."


Chiara Riera,3F

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