Il titolo della XXI edizione della settimana degli studenti danteschi di quest'anno è "La mente innamorata" che si ricollega perfettamente al titolo della giornata di martedì 24 ottobre 2017 "Amor che nella mente mi ragiona".
Il titolo "la mente innamorata" mette in risalto come proprio la mente sia innamorata della conoscenza e cerchi in tutti i modi di raggiungerla attraverso la ragione umana.
Questo concetto si collega all'espressione "Amor che nella mente mi ragiona" scritta da Dante nel Convivio. Egli attraverso questa frase mette in risalto ed esalta la Donna vista come un intermediario tra uomo e Dio; il poeta dunque non intende l'amore per Beatrice in maniera passionale, ma come un amore spirituale legato più all'ambito filosofico che permette all'uomo di elevarsi e fa innamorare la mente della conoscenza.
Durante la conferenza, inizialmente, è stata fatta un'analisi dei primi versi dell'Inferno da parte del Dantista Vacchelli. Egli sostiene che in realtà ci potremmo soffermare moltissimo tempo a parlare dei primi versi della Commedia di Dante, poichè sono densi di significato.
Egli si è soffermato soprattutto sulla parola VITA che nel primo canto dell'Inferno fa rima con "SMARRITA".
L'opera di Dante infatti è l'opera della "vita" intesa come esaltazione dei valori di AMORE e RAGIONE.
Questa parola, però, facendo rima con il termine SMARRITA assume quasi un significato negativo poichè l'uomo, in quanto peccatore, perde la diritta via della vita non seguendo più il lume della ragione e si perde nella selva oscura.
La selva oscura, dice il Dantista Vacchelli, può essere vista come il peccato e in generale come tutte le difficoltà della vita. Vediamo dunque che man mano che il viaggio di Dante prosegue, la selva comincia a "trasformarsi" fino ad avere le sembianze del Paradiso.
L'obiettivo di Dante dunque è quello di scrivere, se così si può dire, una "guida" per l'uomo in modo da non perdersi nella selva oscura e seguire la diritta via della ragione.Nella seconda parte della conferenza, ha preso la parola il professore Simone
Marchesi, che ha parlato del XVII canto del Paradiso, soffermandosi in particolare sull'espressione "donneare" utilizzata da Dante.
Egli scrive "La mente innamorata che donnea con la mia donna sempre". Oggi la parola "donneare" può avere diversi significati tra cui quello di corteggiare una ragazza e fare di tutto per conquistarla.
Per Dante, invece, dice il professore Marchesi, la parola "donneare" ha un significato ben diverso. Il poeta non intende il "donneare" dal punto di vista passionale, ma si riferisce alla sua mente innamorata della conoscenza che si eleva dal punto di vista spirituale e filosofico uscendo dal cosiddetto stato di miseria.
Si ricollega, invece, all'ultimo canto del Paradiso in cui Dante vede l'immagine di Dio, la rappresentazione teatrale messa in scena da alcuni ragazzi del Liceo Scientifico Einstein di Palermo.
Attraverso questa rappresentazione, si sono voluti soffermare sull'amore della mente per la conoscenza e sull’ inspiegabilità di avvenimenti sovrannaturali.
Dante, infatti, quando raggiunge l'ultimo dei cieli e vede Dio dice che questa esperienza è ineffabile, cioè non la si può spiegare a parole e dunque la paragona all'esperienza mistica, poichè quando si medita avviene il cosiddetto excessus mentis, come se la mente uscisse dal corpo e si elevasse.
A Dante accade proprio questo che è inspiegabile a parole, ma può essere ricordato solo in minima parte.
Alla fine dunque si può dire che durante la conferenza è stato affrontato un viaggio completo della ragione umana, partendo dal suo smarrimento, nel I canto della Divina Commedia, per arrivare alla sua massima elevazione nell'incontro con Dio.
Andrea Di Ganci, 5F
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